sabato 27 settembre 2014

To die is to live



TO LIVE IS TO DIE

When a man lies, he murders
Some part of the world
These are the pale deaths
Which men miscall their lives.
All this I cannot bear
To witness any longer
Cannot the Kingdom of Salvation
Take me home?


VIVERE E' MORIRE: quando un uomo mente, assassina una qualche parte del mondo, e queste sono le pallide morti che gli uomini a torto chiamano le loro vite. Assistere a tutto questo, non posso sopportarlo un minuto di più: non può il Regno della Salvezza riportarmi a casa?


Non ho niente da aggiungere a questa poesia di Cliff, se non una lacrima e un pensiero in questo triste anniversario. To live is to die, ma tu, Cliff, vivrai per sempre.

domenica 7 settembre 2014

Ricordi d'infanzia


"Oddio, Beny, guarda qui!! Te la ricordi questa biciclettina?"
Basta un niente e nel garage dei nonni parte un amarcord di quelli potenti. C'è ancora tutto, come se non fossero mai passati dodici anni, e ogni cosa è dove l'avevo lasciata: il tavolino da ping pong, le sedie rotte ammassate alla rinfusa, il vecchio Ciao di papà, l'odore della polvere, perfino lei, la mitica biciclettina gialla e rosa con le rotelle...


Io e mia sorella ci guardiamo: non serve neanche che parliamo, perchè i pensieri e i ricordi sono gli stessi, ce lo si legge in faccia e negli oggetti che andiamo a rispolverare: le "corse" in monopattino in garage, le acrobazie sull'altalena, il terrore dei ragni che si annidavano nella casetta costruita dal nonno e dallo zio Gigi, casetta prontamente battezzata VillaVillaColle, i giri in vespa con lo zio...


E poi i giochi con la sabbia, un mucchietto di ghiaia fine e sabbia grossa che a noi sembrava la spiaggia di Senigallia, a piedi nudi a correre sulla ghiaia per prendere un altro secchiello d'acqua, le enormi pale di plastica gialla (vorrei dire la Palettina Rosa, ma quella è un'altra storia... XD), e le montagne di formine che nessuno voleva riordinare finito di giocare...
Il saccheggio dei lamponi del nonno; nascondino nel locale caldaia dove tutti avevamo paura ad entrare, e per questo era il nascondiglio preferito; il tepee dell'Alice, un vero tepee con tanto di pali di metallo, dove in tre si stava strettissime ma che a noi sembrava enorme, montato nel giardino sul retro...

Le corse, corse pazze, corse folli, sempre a correre in questo giardino enorme: sulla ghiaia, attraverso l'orto, gira l'angolo, non farti vedere, raggiungi i cespugli, nasconditi, occhiata a destra e a sinistra e poi di volata nel prato, salta il gradino, atterra sulla ghiaia, attraversala al volo, altro gradino, e poi infilati nella lavanderia attraverso la finestra sempre aperta...


E poi le Case Rosse, la vecchia fattoria dove un tempo abitavano i bisnonni: potevamo entrare solo accompagnati dal nonno, e nonostante la sua presenza ricordo la soggezione provata in quegli ambienti polverosi, pieni di ragnatele, dove l'eco rimbalzava nelle stanze vuote, la luce era poca e l'odore di chiuso forte... ma ricordo anche i pomeriggi con mia sorella e i cugini a spaccare le noci col martello sotto al portico, il fienile sopra la stalla, il pollaio e la conigliera, l'odore di fieno e l'erba alta d'estate...

E' incredibile come i nostri ricordi siano selettivi: nonostante ci siano state giornate di pioggia, notti insonni, pestaggi degni di nota tra me e mia sorella, castighi, compiti da fare e quant'altro, della mia infanzia ricordo solo questo, un continuo pomeriggio di sole, ininterrotto per anni, risate, giochi, divertimenti, spensieratezza...