venerdì 22 agosto 2014

... e ora tocca a ReLoad!




IO SONO L'IMPERO ALLA FINE DELLA DECADENZA.

Immagine presa da it.forwallpaper.com

Desolazione è la prima parola che viene in mente, decadenza la seconda e disfacimento la terza.

Strade dissestate, ingombre di rifiuti, macerie, carcasse di automobili, detriti di ogni tipo; ovunque vetrine schiantate, lampioni divelti, cavi elettrici scoperti e di tanto in tanto ancora guizzanti, odore denso e nero di petrolio e copertoni bruciati... questo è tutto ciò che resta di un impero sorto in fretta, e altrettanto in fretta collassato.

Cenere alla cenere
Polvere alla polvere
Lentamente sfuma nel nero
[The Memory Remains]                                          


Ad ogni nuovo passo in questo mondo in disfacimento ci si sente osservare da mille occhi nascosti nel buio, creature furtive strisciano nell'ombra, e la sensazione di vivere in un incubo è accresciuta dal costante senso di dejà-vu: "Non ti ho già visto prima?" è la domanda muta rivolta ad ognuna di queste ombre, ad ogni angolo, ad ogni passo, ad ogni respiro.

Ma nonostante la familiarità, non sono presenze amichevoli quelle che si incontrano, non ci sono eroi qui, sono crollati anche loro insieme a questi edifici, il Principe Azzurro protagonista di così tante favole qui è un ubriacone abbandonato sul ciglio della strada, un bombarolo vigliacco, un avvocato avido, ma soprattutto un uomo finito. [Prince Charming] Perfino il sole si è trasformato in una presenza ostile, una palla radioattiva che brucia gli occhi e le dita dei bambini uno ad uno.

Perciò non cercare serpenti in questo mondo, perchè potresti trovarne, non rivolgere gli occhi al sole, perchè potresti accecarti ("Non ti ho già visto qui in passato?") No, non ci sono eroi qui... [Slither]

Non ci sono più eroi, ma non esistono più nemmeno uomini, in questo mondo decadente, dove morale, etica e giustizia sono cadute in disgrazia, e l'unica legge vigente è quella del più forte. Allora attenti, mentre correte per queste strade, perchè qui si uccide per sopravvivere, si uccide per fame, si uccide per vendetta, ma si uccide anche per piacere, e si uccide addirittura semplicemente per combattere la noia.
E così si arriva alla soddisfazione, soddisfazione che viene e immediatamente dopo è già sparita, ho di nuovo fame. Ho di nuovo fame. E allora mangio. [Attitude]

L'unica voce da ascoltare è quella dell'io, l'unica realtà quella del qui ed ora, l'unica logica quella del tutto e subito, senza risparmio, senza controllo, spremere il giorno e ingoiarne avidamente ogni singola goccia, e pazienza se questo porta rapidamente all'autodistruzione: Carpe Diem, Baby!

Non è rimasto niente, il grigio sta lentamente ma inesorabilmente inghiottendo ogni cosa, e mentre tutto crolla c'è un disperato bisogno di aggrapparsi alla vita, ritrovare il brivido, scoprire di poter provare ancora emozioni... l'adrenalina sembra l'unica via d'uscita da questo incubo di torpore allucinato, qualunque sia il prezzo da pagare.
Ed ecco che allora, da qualche parte, in qualche strada non molto diversa dalle altre, si corre una disperata corsa in auto, e qui tutto è adrenalina, furore, energia... VITA.
Carburante, fuoco, benzina, adrenalina... il segreto è tutto qui. Il rombo dei motori un attimo prima, i fari, la curva, il mondo tinto di rosso un attimo dopo. Un altro tossico che vive troppo in fretta, ma come biasimare chi sceglie una morte rapida piuttosto che un lento e quotidiano disfacimento? [Fuel]

Anche perchè il destino non è molto clemente con chi sceglie di restare in vita: la vedete quella villa isolata, sul versante della collina, in rovina come le gigantesche lettere arrugginite poco distanti (H - O - L - ... - W - O - ... - D)? Le finestre sono sbarrate da assi di legno, e la porta è ostruita da intere foreste di edera che si arrampicano lungo tutta la facciata, ma non fatevi ingannare dall'aura di abbandono che vi aleggia: la villa è ancora abitata.

Se tendete l'orecchio, infatti, sentirete una nenia provenire dall'interno, flebile, lenta, strascicata: è una piccola dea di latta che la balla, una prima donna ormai tramontata che la canta, una stella che rifiuta la tomba è confinata qui per l'eternità, declinata insieme al suo mondo di luci abbaglianti, incapace di  riportarlo in vita, ma altrettanto incapace di abbandonarne il ricordo. [The Memory Remains]

No, non è la vecchia ad essere pazza, siete voi, sono io, siamo noi che, sprofondando sempre più in questo mondo come nelle sabbie mobili, stiamo perdendo il senno e ci stiamo smarrendo nell'oscurità. Non vi sentite già intorpiditi, annebbiati, allucinati, storditi?
Allora sveglia, sveglia, begli addormentati! E' tempo di combattere, di reagire, se volete salvare il vostro mondo, prima che sia troppo tardi!

Potete scegliere se trarvi in disparte per rimanere puliti, o sporcarvi le mani per cambiare le cose, ma scegliete in fretta, perchè - vedete? - le truppe si stanno radunando e presto vi troverete in mezzo ad una battaglia furiosa.
Rullo di tamburi, chiamata alle armi al suono di una tromba, e la guerra è già scoppiata: i cavalli a dondolo danno il via alla carica, mentre i robottini e i pedoni degli scacchi mantengono la posizione (Non ci arrenderemo mai!!!!). I burattini assaltano la base, innalzano la bandiera e partono le cannonate; i clown guidano la retroguardia e le fionde scagliano proiettili nell'aria, arrivano a guardare in faccia la morte, fuoco incrociato contro le marionette (Non ci arrenderemo mai!!!!).[Where the Wild Things Are]

Ma tutto questo è troppo assurdo per essere reale, è inconcepibile, la mente si rifiuta di crederci fino in fondo e finalmente l'allucinazione si incrina, e - anche se solo per un attimo - all'unico in grado di vederlo (un barbone i cui occhi hanno sempre cercato la realtà, ma le cui dita cercano disperatamente la vena [Low Man's Lyric]) appare il volto di Dio.

Un Dio Padre, un Dio misericordioso, un Dio tutt'al più indifferente? No, un crudele Mastro Burattinaio, che non si limita a reggere il gioco tirando i fili, ma che infilza i suoi burattini con gli spilloni, uno per ogni peccato, cosicchè i buchi ricordino loro che sono soltanto giocattoli nelle mani di qualcun altro. [Fixxxer]


Scusatemi la lunga premessa, questa è ancora solo e sempre la recensione di ReLoad dei Metallica (qui c'è quella di Load, per chi se la fosse persa), mi sono semplicemente lasciata prendere un po' la mano nel descrivere le sensazioni che questo disco mi ha fatto provare, fin dai primi dieci minuti del primo ascolto.
E volevo che vi arrivassero così, senza preavviso, senza premesse o introduzioni, perchè è così che sono arrivate a me quando l'ho ascoltato per la prima volta qualche giorno fa.
Ora, compatibilmente con le mie scarse competenze musicali, ve ne posso fare un'analisi più tecnica... =)

ReLoad nasce dichiaratamente come il lato B di Load, e secondo me questo da una parte dice già tutto, e dall'altra smonta ogni critica: non mi lamenterò quindi della sua scarsa inesistente originalità, delle scelte di copertina, impaginazione, editing delle foto ecc...

La critica "ufficiale" non ha trovato un solo motivo per salvare ReLoad e la condanna mediatica è stata talmente forte che gli autori stessi oggi disconoscono quei brani ed evitano accuratamente di proporli in sede live o di parlarne nelle interviste.

Ma, IMHO, di motivi per ascoltare ReLoad ce n'è una caterva: innanzitutto, ha una coerenza che altrove raramente ho visto, tutti i brani puntano nella stessa direzione e concorrono tutti insieme a formare un grande quadro organico (che io ho modestamente cercato di ridelineare all'inizio di questo post); in secondo luogo, molti testi sono ben più profondi di quel che sembri ad un primo, superficiale, ascolto, e questo nella mia scala di valori è fondamentale (se c'è un buon testo, la canzone automaticamente supera la soglia della sufficienza, quindi ReLoad è già promosso prima ancora di affrontare l'orale... XD); terzo, noi fan tendiamo a dimenticarlo, ma non è appannaggio dei Metallica aver perso la bussola negli anni '90 (vedi i Megadeth con Risk o Mortiis che passa dal Black Metal alla dance... O.o), quindi un minimo di indulgenza mi sembra d'obbligo. Infine, ultimo ma non ultimo (anzi, forse è la cosa più importante), ReLoad COMUNICA. Può piacere o non piacere, ma secondo me lascia comunque delle sensazioni molto precise, veicola stati d'animo, emozioni, evoca immagini, coinvolge in qualche modo, e questo lo rende - qualunque sia il verdetto finale - un album riuscito, che fa il suo mestiere.

Se c'è una cosa per cui invece ci si può lamentare di ReLoad è che è un cardiogramma piatto per tutto il tempo: troppa uniformità, toni sempre troppo smorzati e trattenuti, non c'è mai un momento in cui si accende una scintilla, niente che ti faccia gridare: "Oh fuck YEAH!", mai... (cosa che invece Load, pur con tutti i difetti, aveva fatto, e in più di un punto)

ReLoad si trascina (questa è la parola giusta) per 75 minuti e 56 secondi, il che lo rende faticoso da ascoltare dall'inizio alla fine, ma è pur sempre vero che è proprio questo a veicolare così potentemente la sensazione di decadenza di cui ho parlato all'inizio.
ReLoad è un manifesto decadente, quanto e più della poesia di Verlaine con cui ho aperto questa pagina, e lo dichiara al mondo con The Memory Remains, bellissima canzone incentrata su una star ormai tramontata che vive nel ricordo della gloria passata, pezzo talmente decadente che sembra disfarsi e sbriciolarsi durante l'ascolto, con Slither, dal testo estremamente scarno ma efficace nel comunicare un senso di... perdita, come se un'intero mondo si fosse consumato ed evaporato, lasciando solo desolazione, e con The Unforgiven II.
Tutte e tre le canzoni con questo titolo sono malinconiche, nostalgiche oserei dire, ma questa in particolare dà l'idea dell'impossibilità della redenzione, di una salvezza invocata, costantemente inseguita e mai raggiunta, di un'oscurità che inghiotte tutti e tutto, per l'eternità, il che secondo me è perfetto, QUI.

Fuel, Carpe Diem Baby e Better than You cercano di risollevare il tono, inneggiando alla vita nei testi, e/o puntando ad una certa velocità e aggressività sul versante strumentale, ma il tentativo è secondo me inefficace. Fuel si salva perchè viene buona da sentire in macchina (appesantisce un sacco il piede dell'acceleratore... ^^), le altre due per me potrebbero tranquillamente finire nel dimenticatoio, assieme a Devil's Dance, che salto perchè non ho nulla da dire in proposito.

Bad Seed non è male, anzi, incentrata com'è sul tema del perdere la maschera e sentirsi soffocati da una verità che lotta per essere confessata, come non è affatto male Where the Wild Things Are, dedicata al passaggio dall'adolescenza all'età adulta e all'aprire gli occhi su un mondo ostile e ingiusto, ma entrambe queste canzoni rappresentano un'occasione sprecata nel momento in cui si rendono assolutamente anonime e non fanno nulla per essere ricordate.

Bella Prince Charming, che si distingue dalle altre per un matrimonio particolarmente felice tra titolo e testo, piacevole da ascoltare quanto basta e dotata di immagini suggestive, che - accostate senza apparente coerenza logica - riescono comunque a creare un quadro completo e organico del lato oscuro, emarginato e taciuto della società. Tutto identico per Attitude, che invece delinea molto bene la pericolosità del relativismo etico serpeggiante (già nel '97 a quanto pare...) nella società: se non esistono valori perchè tutto è "opinione", tutto è soggettivo, il risultato è una società alla deriva, persa e vuota.

Ho corso su tutto il resto, perchè volevo arrivare qui e lasciarmi un po' di spazio per le due canzoni che secondo me da sole valgono tutto l'album, canzoni che vorrei sviscerare in pagine e pagine di testo perchè hanno una profondità notevole, ma che mi vedo costretta ad accennare soltanto, perchè un blog non è il posto adatto per scrivere saggi di filosofia.

Una è Fixxxer: James non ha mai avuto un'idea positiva di Dio, The God that Failed sta lì a dimostrarlo, ma mai avevo sentito tanta disperazione come in questo pezzo, un grido di dolore e contemporaneamente di ribellione verso un Dio che trafigge i suoi burattini con spilloni ogni qualvolta questi riescono a liberarsi dal dolore che essi stessi si autoinfliggono:

Ma dimmi,
puoi guarire quel che ha fatto il padre?
O chiudere questo buco lasciato dalla madre?
Puoi guarire i nostri mondi interiori spezzati?
Puoi lasciarci andare, cosicchè possiamo ricominciare?

Dimmi,
puoi guarire quel che ha fatto il padre?
O tagliare i fili e lasciarci andare?
Ma quando tutto sembra andare a posto
e sono libero dal dolore
tu pianti un altro spillone
pianti un altro spillone dentro di me

Fixxxer è l'ultima canzone dell'album, ed è secondo me sintomatico e potente che si chiuda con un rifiuto: "No", ripetuto 11 volte in cinque righe. Due lettere che dicono un'infinità di cose, a mio avviso.

Ma il pezzo più bello in assoluto, quello da 5 stelle super, è Low Man's Lyric. Vorrei scrivere un post intero su questa canzone, ma siccome non posso farlo, non scriverò niente, lascerò che sia il testo stesso a parlare. E prima di chiudere, GRAZIE, a tutti voi...

I miei occhi cercano la realtà
Le mie dita cercano le mie vene
C'è un cane alla tua porta
Deve venir fuori dalla pioggia

Io cado perchè lascio correre
La rete sotto di me si è corrosa
Così i miei occhi cercano la realtà
E le mie dita cercano le mie vene

Il fuoco che arde nel bidone emana tepore
Ma non c'è luogo che sia al sicuro dalla tempesta
E non posso accettare di vedere
In cosa ho lasciato che mi trasformassi
Così meschino e logoro

E mentre ti scrivo
Cosa è stato e cosa rimane da fare
Forse capirai
E non piangerai per quest'uomo
Perchè merita di essere così in basso

Ti prego perdonami

I miei occhi cercano la realtà
Le mie dita avvertono la fede
Tocco pulito con una mano sporca
Ho toccato la purezza e l'ho contaminata

[...]

Così in basso che il cielo è tutto ciò che vedo
Tutto ciò che ti chiedo è di perdonarmi
Così tu fai entrare questo povero cane per toglierlo dalla pioggia
Ma lui immediatamente cercherà di uscire di nuovo

E piango, e grido al vicolo
Confesso tutto alla pioggia
Ma mento, mento dritto allo specchio
Quello specchio che ho rotto, perchè rifletta il mio viso

[...]

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