sabato 31 maggio 2014

La finale

34-12.
E' così che si conclude la stagione di quest'anno del RaboDirect Pro12, il campionato "europeo" (10 squadre britanniche e due italiane) di rugby: la dublinese Leinster travolge in casa propria gli Warriors di Glasgow.

In realtà quel "travolge" è menzognero, perchè quella di stasera è stata una partita un po' fuori dagli schemi, di certo diversa da quello che IO sono abituata a vedere... e avrei tanto voluto esserci, poter dire: "io c'ero", perchè a suo modo è stata epica, ma una trasferta a Dublino ancora non me la posso permettere, neanche per la finale del RaboDirect... però, se è vero che chi si accontenta gode, mi sono almeno goduta la possibilità di guardarla in diretta su Italia 2.

E' partita in sordina: per il primo quarto d'ora c'era in campo una sola squadra, i Glasgow Warriors (io ovviamente tifavo Leinster... ^^) , che facevano tutto da soli: avanzavano, perdevano palla, la recuperavano, senza mai vedere una giocata irlandese... addirittura dopo soli 8 minuti il mio adorato Brian O'Driscoll, la star uscente del Leinster, il prestigiatore, quello che tirava sempre fuori dal cilindro una giocata spettacolare e ai limiti dell'umano per salvare la situazione o segnare una meta impossibile, esce dal campo senza aver mai neppure sfiorato il pallone.

Poi inizia il gioco, e allora mi ricordo che il rugby è una guerra, solo che in miniatura, come quelle ricostruite nell'arena del Colosseo per la gioia del popolo romano... non scorre il sangue ma poco ci manca.
Perchè quando Leinster si sveglia infuria una battaglia campale a centrocampo: non si risparmiano colpi a nessuno, gli infortuni si susseguono uno dopo l'altro e la cosa incredibile è vedere le cariche dall'una e dall'altra parte che non si arrestano nemmeno quando uno o due giocatori per squadra rimangono sul terreno.
A ridosso della linea di meta, invece, è una guerra di trincea: il primo affondo lo fa Leinster, perforando la massa compatta di scudi che Glasgow ha opposto solo dopo un tre minuti buoni di cariche incessanti. Glasgow risponde, ma gli uomini di Leinster sono trincerati in una fortezza inespugnabile, e la battaglia si risposta in campo aperto.

Alla fine del primo tempo siamo 14-12 per Leinster e io sudo freddo, ma quando ricomincia il secondo tempo la tensione si abbassa un attimo e il gioco rimane congelato più o meno fino al 60mo minuto. A quel punto, quando il carburante comincia a finire, il sudore scorre a fiumi e il fiato comincia a mancare, Leinster tira fuori una scorta segreta di benzina e parte una serie di cannonate che lasciano completamente interdetti gli Warriors.


Nel giro di dieci minuti si susseguono tre mete una più bella dell'altra, la folla rumoreggia come se fosse la finale della Coppa del Mondo, la coppia Kirchner-D'Arcy si scambia favori al 75mo con un'intesa così perfetta che prima l'uno poi l'altro segnano due mete con la stessa giocata, nello stesso punto, a distanza di un minuto l'uno dall'altro, e io sono in delirio...

Lo scoccare dell'80mo minuto segna un trionfo meritatissimo per Leinster, e una bella soddisfazione per me, che per la prima volta da tre anni a questa parte riesco ad assistere alla finale di campionato, e a veder vincere una squadra a me cara. E' stato un campionato che mi ha riempito di soddisfazioni, e sono contenta che sia finito così... grande Leinster! =)

giovedì 29 maggio 2014

Carioca style

Ho idea che per un bel po' del Brasile, tra la GMG dell'anno scorso, i Mondiali di quest'anno e le Olimpiadi del 2016, sentiremo parlare in tutte le salse...

Ogni quattro anni, che ci piaccia o no, ci toccano i Mondiali di calcio, il che significa promozioni sui palloni, pubblicità ovunque, eventi a tema... e Shakira che manda fuori una canzone che mi fa schifo ma che non riesco a non cantare... =)

Personalmente, non me ne frega niente dei mondiali di calcio: mi guarderò di certo qualche partita, ma per me potrebbero benissimo stare dove sono... tuttavia, un paio di giorni fa un'amica mi ha mostrato una nail art "Carioca Style" dalla pagina Facebook di Pupa sfidandomi a rifarla ("E' troppo anche per te!" le sue esatte parole...) e ovviamente ho dovuto raccogliere la sfida. XD

Non è esattamente il disegno originale, l'ho un tantino reinventato, ma personalmente mi piace di più così, è più colorato e fresco... =)
La foto non è delle migliori, ma non potevo proprio aspettare a condividere il mio lavoro! XD

domenica 25 maggio 2014

O muori da eroe...

... o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.

Slade Wilson in Arrow non muore da eroe.
Agente dei servizi segreti australiani, ma dai modi molto più simili ad un mercenario tipo Martin Keamy (per chi ha visto Lost...) che non a James Bond, Slade Wilson è un uomo ruvido e duro, reso cinico dal recente tradimento del migliore amico, Billy Wintergreen, che non ha esitato a voltargli le spalle non appena gli è convenuto, ma non lo si può definire una persona cattiva.

"In questo mondo, a ognuno importa solo di se stesso"

Questo Slade lo ha imparato a proprie spese, e - bloccato com'è su un'isola, costretto a vivere nella giungla, continuamente braccato da un commando di mercenari (di cui fa parte anche Billy) - lo mette in pratica ogni giorno, facendo quel che è necessario per sopravvivere.

Ed è in nome di questo spirito egoista che salva il giovane naufrago Oliver Queen (il protagonista di Arrow), semplicemente e unicamente perché gli serve l'aiuto di un'altra persona per lasciare l'isola su cui ormai è prigioniero da più di un anno.

Ma che Slade Wilson non sia una persona cattiva emerge chiaramente dall'affetto quasi paterno che ben presto inizia a nutrire per Oliver, e il rapporto di profonda amicizia che si stringe tra i due porta benefici ad entrambi: il ricco ragazzino viziato matura e diventa un uomo, mentre la dura corazza che Slade ha eretto a difesa dei propri sentimenti si sgretola pian piano, rivelando un amico sincero, leale e devoto.

Alla coppia si uniscono (in momenti diversi) due donne, Sarah e Shado, entrambe in qualche modo legate a Oliver, e, nonostante per molto tempo nulla lo faccia presagire, la polveriera è costruita, serve solo la giusta scintilla per farla esplodere.
E la scintilla è data dal dottor Ivo, uno scienziato approdato sull'isola per cercare il leggendario Mirakuru, il siero del supersoldato messo a punto dai Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, il cui unico campione è andato disperso proprio sull'isola, dove si è incagliato il sottomarino che lo trasportava.

Per costringere Oliver a rivelargli l'ubicazione del sottomarino, Ivo lo mette di fronte ad una scelta drammatica: punta una pistola alla testa delle due donne e gli dice che ne potrà salvare una consegnandogli il Mirakuru, altrimenti moriranno entrambe.

Oliver sceglie di salvare Sarah e da questo momento il soldato Slade Wilson si trasforma nello spietato mercenario Deathstroke.
Più che comprensibile, visto che Slade è sempre stato segretamente innamorato di Shado, che per ben due volte lo ha strappato alla morte e lo ha amorevolmente curato, ma che sfortunatamente per lui ha sempre preferito Oliver.

Slade trova il coraggio di dichiarare a Shado i propri sentimenti soltanto in punto di morte, quando sembra che il Mirakuru, iniettatogli per tentare di salvalo, stia per accelerare la sua fine, e l'ultima cosa che vede prima di morire è Shado catturata da Ivo...
"Shado!" è il primo pensiero e la prima parola di Slade non appena si risveglia dallo stato di morte apparente in cui era caduto, ma quando la trova è già troppo tardi, può solo stringerne il cadavere fra le braccia e piangere.

Slade, reso instabile dal Mirakuru, stravolto dal dolore per la morte di Shado, giura vendetta contro chiunque sia responsabile di quel delitto: Ivo è solo il primo della lista, seguito ben presto da tutti i suoi uomini, ma il vero obiettivo diventa Oliver Queen, che nella mente e nel cuore di Slade scegliendo Sarah ha di fatto puntato la pistola contro Shado e fatto fuoco.
Anche Oliver dovrà cadere nell'abisso di disperazione in cui è precipitato lui, e solo allora, solo dopo aver perso tutto e tutti, potrà morire:

"La morte sarebbe una liberazione dalla sua vita, e lui non ha ancora cominciato a scontare la sua pena: gli porterò via tutto quello che ha di più caro, distruggerò coloro che stanno dalla sua parte, corromperò le persone a cui tiene... soltanto quando avrà perso tutto quello a cui è più legato gli trafiggerò un occhio con una freccia"

questa è la promessa di Slade, l'uomo che non è mai venuto meno alla parola data, e che per mantenerla si trasformerà in Deathstroke, l'uomo sotto la maschera.


lunedì 19 maggio 2014

V per Vendetta

Finito ieri sera Il Conte di Montecristo!
Un mese per 1300 pagine non è malaccio... certo, qualche anno fa ci avrei messo la metà del tempo, ma sono un po' fuori forma, e l'edizione della biblioteca ha messo a dura prova non solo la mia vista, ma anche i miei bicipiti... sollevarlo e tenerlo aperto non è stata proprio una passeggiata!

Anyway...bellissimo libro: non l'avevo mai letto e per quanto il titolo mi avesse sempre incuriosito non sapevo nemmeno di cosa parlasse (e ho fatto il classico... che tristezza... -.-), poi mi è capitato di vedere in televisione il film con Jim Caviezel e Guy Ritchie e mi è venuta una gran voglia di leggere il libro.

Perchè mai, visto che ormai sapevo come andava a finire?!? Perchè un libro è molto più della storia che racconta (se così non fosse, nessuno dovrebbe leggere I Promessi Sposi o la Divina Commedia...), perchè volevo approfondire i personaggi, il loro carattere, le loro emozioni e le loro reazioni...

Col senno di poi, inoltre, ho fatto benissimo, visto che il film è una libera reinterpretazione del libro, per esigenze di tempo taglia metà delle vicende e quelle che riporta le semplifica molto... e finisce anche in modo completamente diverso, quindi non mi sono rovinata il finale!

Per chi avesse il tempo e la voglia di mettersi a leggerlo, è un libro che consiglio caldamente... senza spoiler, la trama è presto detta: si tratta dell'implacabile vendetta di un uomo a cui l'invidia dei falsi amici, l'opportunismo dei compagni, l'ambizione e la corruzione dei tutori dell'ordine e della legge hanno tolto tutto: le poche ricchezze accumulate con fatica, la fidanzata, la libertà e perfino il nome.
Edmond Dantes muore nelle segrete del Castello d'If (l'Alcatraz di quei tempi), e vendicarlo sarà compito di un tenebroso, implacabile ma allo stesso tempo giusto ministro della Provvidenza divina, che prima o poi, anche a distanza di anni, punisce i crimini e ricompensa gli atti di misericordia.

E' un tema che mi ha sempre intrigato, la vendetta, ma non quella "volgare", alla Kill Bill, per intenderci: mi hai quasi ucciso quattro anni fa e la prima cosa che faccio non appena uscita dal coma è far fuori te e tutti i tuoi scagnozzi, spuntando nomi da una lista.
No, la vendetta del Conte di Montecristo è molto più sottile, è una vendetta fredda, meditata per anni, studiata in ogni minimo dettaglio, una vendetta quasi completamente incruenta ma per questo ancora più spietata, una vendetta in cui la vittima si mette in trappola da sola, passo dopo passo, inconsapevole fino a quando è troppo tardi...

Ed è proprio per il suo desiderio di vendetta (una vendetta di questo secondo tipo...) che mi sono innamorata così tanto del personaggio di Slade Wilson / Deathstroke in Arrow: avevo iniziato la serie tifando per il protagonista Oliver, e all'inizio Slade mi stava antipatichino anzichè no, ma poi, conoscendo la sua storia episodio dopo episodio sono arrivata ad innamorarmene, e a desiderare intimamente che i suoi propositi di vendetta contro Oliver venissero realizzati... perchè è proprio vero che tutto dipende dal punto di vista che adottiamo, e quello che mi appariva come brutale accanimento se osservato dal punto di vista dei "buoni" pian piano mi è sembrato una giusta e meritata punizione per un crimine orribile.

Così, mi sono documentata un po' sul personaggio, scoprendo che non è una semplice comparsa in un telefilm, ma è uno dei più grandi cattivi dell'universo della DC Comics (per chi fosse ignorante in materia, come lo sono io, è la casa di fumetti che ha dato vita a Superman, Batman, Lanterna Verde ecc...), degnissimo avversario di Batman, con cui si scontra in più di un'occasione, e un personaggio profondo, con una storia interessante alle spalle.

Tutto ciò premesso, chi mi conosce appena un pochino saprà che a questo punto non potevo non tributargli l'onore di un disegno... è ancora un Work In Progress, ma per ora lo condivido così, contando di riparlarne appena lo finisco, perchè il personaggio e la sua storia meritano un post a parte...

Per ora, siccome si conclude sempre con una citazione, vi lascio con l'apoteosi di Deathstroke [Arrow 2x20], il momento in cui - se ancora c'erano dubbi - ho capito che davvero io tifo per lui...
(!!! SPOILER!!! chi segue Arrow in diretta non dovrebbe guardare!!)

domenica 11 maggio 2014

Dove nascono le idee?

DOVE NASCONO LE IDEE?
Esiste la ricetta dell'idea brillante? In qualche modo sì: l'idea vincente non è un fulmine a ciel sereno, deve essere cercata e coltivata, ed emerge da una lunga fase di elaborazione, per cui esistono delle regole guida e dei metodi consolidati...

Questo il riassunto (molto in breve) di quanto emerso nella lezione di analisi di mercato che ho seguito venerdì pomeriggio in università, e non metto in dubbio che nell'ambito del marketing, dello sviluppo di nuovi prodotti da lanciare sul mercato possa essere così... solo, tornando a casa, ho cominciato a chiedermi, costantemente afflitta come sono dal problema della ricerca dell'ispirazione (per un disegno, per una nail art, per le pagine che ogni tanto mi piace scrivere...), se tutto questo valga anche nel campo dell'arte...


Sono sempre stata un'appassionata dei libri di Stephen King, estate dopo estate li ho letti quasi tutti, ma ce n'è uno in particolare di cui sono letteralmente e profondamente innamorata: Duma Key.
E questo libro si apre così:

"Come fare un disegno:
Si comincia con uno spazio bianco. Non deve essere necessariamente carta o tela, ma secondo me deve essere bianco. Noi diciamo "bianco" perchè abbiamo bisogno di una parola, ma la definizione giusta è "niente".
Il nero è l'assenza della luce, ma il bianco è l'assenza della memoria, il colore del non ricordo."

Ho sempre riflettuto molto su questa citazione, sull'idea di cominciare dal niente, dal vuoto assoluto e totale, paragonando quindi l'arte ad una potente opera di creazione, con la quale condivide mistero e magia, e sul coraggio necessario (nel libro si dice qualche pagina più avanti) a tracciare la prima linea del disegno, quella linea che per prima segna un confine, la volontà di ristabilire il mondo disegnandolo, per continuare a citare Duma Key.

Da dove comincio? è una domanda che mi faccio sempre, e non senza un po' di apprensione, e non mi vergogno ad ammettere che impiego molto più tempo a progettare il lavoro, cercare le immagini giuste come riferimento, a delineare la bozza che non poi a riempirla e a completare il disegno.

Ma questo ci riporta dove siamo partiti: dove nascono le idee?
Per me la risposta è facile: sono sette anni che disegno e in tutto questo tempo ho messo insieme due raccoglitori stracolmi di lavori, ma solo sei disegni degni di nota, e tutti e sei hanno in comune una cosa: non ho mai deciso io di farli.

E' una sensazione potente e inspiegabile a chi non l'ha mai provata, ma di fronte a certe immagini o in certe situazioni ci sono dei disegni che prepotentemente mi chiamano, esigono di essere realizzati e non mi danno pace finchè non li ho portati a termine... e tutti questi disegni (perdonate la superbia) riescono straordinariamente bene.


Questo ne è un esempio: l'ho fatto nell'estate del 2009, e all'epoca non avevo MAI preso in mano un pastello, nè ombreggiato un ritratto, nè fatto qualcosa di più grande di un A4 a figura intera (questo è metà A4, ma è solo il volto...), trattavo quasi solo ed esclusivamente figure femminili e non avevo mai provato a rendere una rosa... eppure a me sembra un disegno particolarmente riuscito.

Fortuna del principiante? A me piace pensare di no, mi piace pensare che ci sia davvero una forza magica e potente dietro all'arte, una forza che possiede piuttosto che essere posseduta, una forza che non si può cercare nè coltivare, che non può essere imbrigliata nè domata, ma solo assecondata... e a questa forza diamo il nome di ispirazione.

"L'amore non si cerca. Non si aspetta. Non si sceglie.
Nasce per caso. Quando meno te lo aspetti, arriva e basta."
Ho trovato questa citazione su Internet e penso che sia la risposta alla mia domanda: l'ispirazione, come l'amore, arriva e basta.

giovedì 8 maggio 2014

Felicity Smoak

FINITO!!!
E' stato - credo - il lavoro più lungo a cui mi sia dedicata, non in termini di distanza tra la data di inizio e quella di fine (per una fata che mi ha richiesto in tutto cinque ore di lavoro sono rimasta in ballo quattro anni... ^^') ma proprio di ore di lavoro.

Stupidamente non ho tenuto il conto, sarei curiosa io stessa di saperlo, ma per arrivare semplicemente ai contorni della bozza definitiva ho impiegato circa tre ore e mezza, spalmate su due pomeriggi (questo il brutto di lavorare nei ritagli di tempo...) perciò credo non sia irragionevole stimare otto-dieci ore di lavoro in tutto (che sembrano ancora di più quando devi cancellare l'ultima ora di fatica per un errore di cui non ti eri accorta subito...).

Però sono davvero orgogliosa del risultato! =) Non è perfetto, e in una scala da 1 a 10 mi darei 8 - 8 e mezzo, ma viste tutte le difficoltà che presentava (vedi questo post) credo di poter dire "Brava me!" senza passare per superba... =P

Generalmente non ritocco i miei disegni con Photoshop prima di pubblicarli, perchè mi sembrerebbe in qualche modo di barare, però in questo caso ho dovuto fare un'eccezione: lo scanner ha catturato solo una parte delle linee e delle sfumature che ci sono nell'originale, schiarendo tutto senza criterio, e al naturale i bianchi non erano abbastanza bianchi, soprattutto negli occhi o nel riflesso del gloss sulle labbra (su cui ho provato - invano - di tutto, dalla gomma, alla gommapane, al gesso...), ma giuro che il ritocco si ferma a quello.

Vi lascio il disegno prima e dopo Photoshop, comunque:


Adesso ne avrei in mente un altro, ma non anticipo nulla perchè è tutto in forse... ;)

venerdì 2 maggio 2014

Felicity - Work in Progress

Serendipità... è così che si fanno le grandi scoperte e il mondo va avanti: Colombo cerca le Indie e scopre l'America, Fleming conserva male i suoi campioni di batteri e scopre la penicillina, un tizio in un film cerca un paio di guanti e trova l'anima gemella...

Io non ho [ancora] fatto una scoperta che cambierà il mondo, però, nel mio piccolo, mi viene voglia di lanciarmi in un nuovo disegno (ignorando, lo so, criminalmente la coda di quelli su commissione che dovrei fare, ma questo è il bello di essere un'artista, ci si può sempre appellare all'ispirazione, manco fosse il Quinto Emendamento...), ho già un'idea in mente, devo solo trovare l'immagine giusta come riferimento e base da cui partire.

Apro Google Immagini e digito ARROW, convinta di imbattermi nei pettorali guizzanti di Oliver Queen, o in qualche immagine epica (era poi quello che cercavo...) di lui che tende l'arco, in una di quelle inquadrature un po' dal basso (perchè fa più imponente), un po' scentrate (perchè prenderli di fronte è banale...), un po' da esaltati che ormai sono diventate un cliché ma che continuano a piacerci tanto, chissà perchè.

E invece ecco quello che trovo (come terzo risultato!):


Beh, è stato un colpo di fulmine, e me ne sono letteralmente innamorata: Felicity Smoak è uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, è la mia icona di stile, e quest'immagine mi piace tantissimo perchè rappresenta una sfida notevole, che mi porta ad affrontare difficoltà che non avevo mai incontrato in un disegno.

Innanzitutto, il gioco di luci e ombre è decisamente impegnativo, gli occhiali sono un accessorio che non ho mai provato a rendere, e qui hanno un riflesso sulla sua lente sinistra che - ne sono sicura - mi darà parecchio filo da torcere, il gloss è qualcosa che cambia totalmente la consistenza delle labbra, che già mi mettono in crisi "al naturale"...

E siccome mi piace farmi del male, ho subito scaricato l'immagine, l'ho convertita in bianco e nero, ricontrastata (ho dovuto aggiungere molta luce, altrimenti non sarei stata in grado di distinguere niente dalla stampa che ne ho tratto, ma a scurirla sono sempre in tempo...) e ho iniziato a lavorarci sopra.

Ci sono voluti due pomeriggi per trarne quattro bozze una peggio dell'altra, e poi - come sempre succede - sono tornata a riprendere in mano la prima: per ora sono arrivata qui (il naso è a metà, conto di migliorarlo appena avrò un po' di tempo...):


Quello che ho cercato di rendere è il suo sguardo, che definire "triste" sarebbe riduttivo: un'idea di tutti i sentimenti che racchiude ce la si può fare guardando la scena da cui è tratta [Arrow, 1x14, Odissea, 1:50 - 2:40] e che purtroppo ho trovato solo in inglese e non in italiano... questa la traduzione, comunque:

Diggle: "Quando ero in Afghanistan la mia unità aveva l'ordine di proteggere un comandante locale, Golem Khadir... Khadir era un gran verme: vendeva oppio... e bambini. Un giorno, mentre lo stavamo scortando a Moqur, i ribelli hanno teso un agguato al nostro convoglio: li abbiamo uccisi tutti in meno di un minuto.
Quando il fumo si è diradato, mi sono avvicinato a loro... sapevo chi era morto per colpa mia. Gli ho tolto la kefiah: era un ragazzo di appena diciotto anni, lo avevo preso alla gola... lo avevo ucciso per proteggere quel gran bastardo, e mi sono chiesto: "Ho fatto la cosa giusta? Sono ancora un brav'uomo?""